Smart Contract: rivoluzione in vista per i contratti sportivi?
- Blockchain Sport innovation
Davide Calderone
- Aprile 4, 2022
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Un tema sempre più ricorrente in tutti i settori è quello della Blockchain e della sua espansione a macchia d’olio. L’industria sportiva ha vissuto questo fenomeno con l’avvento di Fan Token e NFT ma non bisogna credere che la Blockchain sia solo questo. Gli Smart Contracts, poco noti al pubblico mainstream, saranno ciò che più rivoluzionerà le relazioni B2B. Il giurista e crittografo Nick Szabo ne parlò per la prima volta nel 1995. Sfortunatamente rimasero in archivio per diversi anni non avendo a disposizione l’attuale infrastruttura tecnologica. Nel 2009, con la comparsa di Bitcoin e della Blockchain, quella teoria ha potuto trovare la sua pratica applicazione. Anche i contratti sportivi dovranno fronteggiare questa rivoluzione e, proprio per questo, abbiamo chiesto a chi questa rivoluzione la ha iniziata.
Giovanni Palazzi, CEO&Founder di StageUp, professore di Business Planning, Project Management e Marketing presso le più blasonate accademie d’Italia, opinionista per Bloomberg e Rai e molto altro ancora. Da gennaio 2020 anche CEO&Founder di ChainOn, non proprio un ragazzino inesperto che si lascia ammaliare dalla novità del momento. Come e perché si è avvicinato al mondo della Blockchain?
<<Mi avvicinai a questo mondo 5 anni fa, a Bologna, rispondendo all’invito di un amico. In quel momento andavano moltissimo le cosiddette ICO [Initial Coin Offering ndr], spesso progetti molto approssimativi che cercavano di reperire fondi approfittando di una sorta di febbre dell’oro. Ho risposto positivamente all’invito perché sono un curioso: ho fondato la mia vita professionale sull’innovazione e cerco di conoscere sempre il maggior numero di novità>>.
Alcuni ritengono che il fenomeno della Blockchain sia un hype destinato a sgonfiarsi, molto spesso viene associato il termine bolla a questo ambito. Cosa ne pensa lei in merito a queste affermazioni?
<<Io credo che non si possa parlare di hype. Il fenomeno della Blockchain è più assimilabile alla curva a doppia gobba del Gartner. Adesso ci troviamo all’inizio della seconda salita, nel momento in cui si ha uno sviluppo maggiormente strutturato, razionale e consapevole del fenomeno. Di questo è complice anche una presa di coscienza istituzionale che ha attribuito autorevolezza al tema. Le leggi del mercato – e del mondo in generale – ci dicono che le speculazioni esistono in qualsiasi settore e sono del tutto naturali. La prima bolla speculativa del mondo fu quella dei tulipani nell’Olanda del Seicento>>.
Il mondo della Blockchain si sta via via differenziando. Secondo lei, quale tra Fan Token, NFT e Metaverso sarà il settore con un maggiore impatto nell’ambito dell’Industria Sportiva?
<<Allo stato attuale, in una logica B2B mi verrebbe da dire i Fan Token. Chiaramente andrebbero rivisti nel tempo i vantaggi che questi Token riescono a dare all’utilizzatore finale. Al momento sono stati una sorta di anticipazione dei guadagni futuri ed hanno sostituito i ricavi che derivavano dalle sponsorizzazioni delle società di betting. Sappiamo inoltre come la quotazione dei Fan Token dipenda da due fattori: il mercato del Fan Token ed il valore della valuta nativa. Gli NFT invece li trovo collegati più al mondo dell’arte che a quello dello sport, in quanto la loro funzione è quella di certificare l’esclusività di un bene. Lo sport, per natura, non può essere un qualcosa di esclusivo ma è fenomeno di massa>>.
Com’è nata l’idea di “centralizzare” le sponsorizzazioni con l’ausilio di una tecnologia che ha tra i principali mantra quello della “decentralizzazione”?
<<Molto semplice, ChainOn permette di disintermediare e distribuire più facilmente i ricavi alle società sportive. Inoltre, riesce anche a velocizzare un processo che grazie alla piattaforma potrebbe concludersi in pochi minuti, direttamente tra le parti e da remoto>>.
Mi faccia capire, vi offrite per disintermediare il settore fungendo da mediatori?
<<No, noi non fungiamo da mediatori tra le parti, ma mettiamo a disposizione una piattaforma per fare incontrare domanda e offerta. I costi di commissione di ChainOn sono estremamente bassi, almeno il 95% in meno dei costi che si avrebbero per lo stesso contratto compiuto con i metodi tradizionali.>>.
Ma questi Smart Contract sono di sicuro valore legale?
<<Il valore legale degli Smart Contracts è riconosciuto da diversi decreti, addirittura l’Italia è stata tra i primi a riconoscere questo genere di contratti. Inoltre, la garanzia del suo valore prima che la legittimazione legislativa è l’auto esecuzione dello stesso>>.
ChainOn sembra volersi proporre come un social B2B per le sponsorizzazioni, quasi un Linkedin che vuole matchare sponsor e sponsee. C’è anche questo nella vision del vostro progetto?
<<Sicuramente sì. Magari non proprio un social in senso stretto, un social basato sugli asset e non sulle informazioni>>.
Durante la pandemia, alcuni contratti di sponsorizzazione, e talvolta anche quelli degli atleti, sono stati rivisti bilateralmente. Possiamo dire che l’elemento “umano” è stato determinante. Gli Smart Contracts agevoleranno la revisione bilaterale degli accordi presi o saranno un ulteriore ostacolo?
<<Gli Smart Contracts potranno risolvere questi problemi alla fonte. Sarà possibile prevedere delle clausole nel caso in cui ci si trovasse in condizioni estreme, come quelle della pandemia. Questo è applicabile principalmente ai contratti di sponsorizzazione, mentre un’applicazione degli Smart Contracts per la regolamentazione dei rapporti tra atleti e società la vedo possibile ma ancora lontana nel tempo. Anche se mai dire mai, sono già diversi i casi in cui gli atleti hanno sostituito i procuratori con i Match Analyst e vedo queste due cose particolarmente legate. Gli atleti potranno anche trarre vantaggio dai propri dati sanitari che vengono utilizzati dalle società per ottimizzare le fasi di recupero. Questo avviene chiaramente rispettando il GDPR ma non produce dei ritorni economici per chi ha messo a disposizione quei dati oggetto di studio>>.
Mi scusi ma le clausole sono relative alla parte variabile dei contratti. Se fossero necessarie delle modifiche relative alla parte fissa del contratto, così come avvenuto durante la pandemia, le contraenti si troverebbero in una condizione di impotenza?
<<Assolutamente no, alla fine gli Smart Contracts sono dei contratti programmati secondo un linguaggio informatico. Di conseguenza, l’elemento umano non verrebbe esonerato e potrebbe comunque correggere il contratto in presenza di un nuovo accordo bilaterale>>.
Le previsioni sulla crescita della Sport Industry, e in particolare delle sponsorizzazioni sportive, sono molto promettenti. Purtroppo, lo stesso non si può dire per le società che rappresentano l’attività di base che continuano ad annaspare. ChainOn è anche a misura di A.S.D.?
<<ChainOn nasce proprio per le 100mila ASD presenti sul territorio italiano e non principalmente per i top club del mondo professionistico. Sono loro il nostro Core Target. La pandemia ha portato ad una accelerazione del progresso tecnologico e questo renderà più facile permeare anche le più piccole società sportive>>.
Davvero crede che le piccole società sportive, così come le piccole aziende anche loro provate dalla pandemia, avranno le risorse economiche ed il know how per cimentarsi nell’utilizzo degli Smart Contracts?
<<Al giorno d’oggi anche le imprese più piccole hanno bisogno di brand management e questo porta anche le piccole realtà a doversi confrontare, anche se in maniera elementare, con il mondo tecnologico. Attualmente anche la bottega storica di un paesino ha una sua pagina su uno o più social. Internet è diventato un mondo low budget e l’ostacolo più grande è certamente quello culturale. La ricerca di Nielsen risulta però essere molto incoraggiante, nella fascia d’età tra i 18 e i 69 anni il 10% della popolazione conosce concettualmente la Blockchain. Solo 8 mesi fa lo stesso dato si attestava al 2%, questo dimostra una grande pervasività della Blockchain nel breve termine>>.
Al fine di superare questo ostacolo culturale, avete previsto delle figure che potranno aiutare “i più piccoli” in tal senso?
<<Le soluzioni che stiamo per introdurre sono diverse: dall’informazione intesa proprio come divulgazione scientifica del fenomeno, fino ad arrivare a delle figure dedicate al customer care ed alla realizzazione di partnership verticali>>.
Presto potremmo quindi vedere delle partnership con Enti di Promozione Sportiva e Federazioni?
<<È proprio quello che stiamo facendo, abbiamo lanciato la piattaforma con una partnership, quella con la Lega Pallavolo. Enti di Promozione Sportiva e Federazioni serviranno per fare da “distributori” alle piccole realtà facendo in modo che i nostri servizi creino valore per tutti gli attori coinvolti. Gli stessi EPS e Federazioni potrebbero utilizzare la piattaforma per attrarre sponsorizzazioni>>.
Prevedete nuove assunzioni per implementare questo network? Che figure potrebbero aiutare la vostra causa?
<<Vede, noi siamo una startup vera, sul modello di quelle della Silicon Valley. Abbiamo intenzione di crescere e di farlo velocemente. Non possono di certo mancare delle figure che si occupino dello sviluppo della parte tecnologica, che soprattutto in questo ambito ed in questa fase è caratterizzata da un forte dinamismo. La comunicazione ed il marketing saranno importanti per riuscire a declinare l’offerta e poter raggiungere tutti i potenziali stakeholder. Un focus particolare lo avrà la divulgazione culturale per infrangere la barriera principale di cui parlavamo. Per facilitare questa divulgazione dovranno essere abbinati i contenuti tecnologici allo sport ed alla cultura sportiva in generale>>.